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ch io non posso guerire,
se quei che m ha feruto 45
non mi sana com Pelëùs sua lanza;
e diamante sua voglia
paremene a sentire,
ch al cor mi stea l aguto
ch entro gli ha messo la sua disianza. 50
è lo mal che me mosse,
come d ugel che fosse
la sua vita cazzato:
però son disperato, 55
non credo mai sentire gioia d amore.
Non credetti svenire
com io sono svenuto
tanto crudelemente,
tant era alto per la vertù d amore 60
ben era, a lo ver dire,
fiorin d oro venuto
d amor, cui son servente:
prendea di lui tutora il frutto e  l flore:
ca simile m avene 65
ch aÙlLuzefer legato,
che tuto il suo gra stato
perdé  n un movimento.
D esto dir non m allento:
che  n cotal porto provi chi  l mi dène. 70
Letteratura italiana Einaudi 51
Chiaro Davanzati - Rime
XXIV
(V CCXXIII)
Sovente il mio cor pingo
ad amore, chéÙllà
penson avere avento:
credo incarnare, eo pingo;
nonn-ho vigor ch ell ha: 5
così son di gio avento.
Mando lo cor, non torna;
ma lo corpo ratorna:
non si racorge a loco,
tanto li piace loco. 10
Così perdo che fo:
credo ben far, non fo.
Co la credenza inganno
la mia mente e me stesso:
credo parlare a boca. 15
Sì come  l pesce a  nganno
prende a l amo se stesso,
così il mio core imboca
ciò ch amore li dà:
credene aver, no  nd ha: 20
mostrali gioco a punta,
prendelo a taglio e punta.
Son caduto, or m apiglio:
neiente è ciò ch io piglio.
Va , mia canzone, al sagio 25
c ha  l nome per contraro:
dilli ch io son turbato,
perché, di valor sagio,
di me intenda il contraro,
ischiari  l mio turbato: 30
Letteratura italiana Einaudi 52
Chiaro Davanzati - Rime
perché il podere e s ha,
dicane ciò che sa;
consigli mia gran pena,
che la sostegno apena:
s io mi posi o sogiorni 35
o vi perda più giorni.
XXV
(V CCXXIV)
Ahi dolze e gaia terra fiorentina,
fontana di valore e di piagenza,
fior de l altre, Fiorenza,
qualunque ha più saver ti ten reina.
Formata fue di Roma tua semenza 5
e da Dio solo data la dotrina,
ché per luce divina
lo re Fiorin ci spese sua potenza;
ed ebe in sua seguenza
conti e marchesi, prencipi e baroni, 10
gentil d altre ragioni:
cesati fuor d orgoglio e villania,
miser lor baronia
a ciò che fossi de l altre magiore.
Come fosti ordinata primamente 15
da sei baron che più avean d altura,
e ciascun puose cura
ver sua parte, com fosse più piacente;
da San Giovanni avesti sua figura,
i be costumi dal fior de la gente, 20
da savi il convenente;
in planeta di Lëo più sicura,
Letteratura italiana Einaudi 53
Chiaro Davanzati - Rime
di villania fuor, pura,
di piacimento e di valore orata,
sana aira e in gioia formata, 25
diletto d ogni bene ed abondosa,
gentile ed amorosa,
imperadrice d ogni cortesia.
Ahimè, Fiorenza, che è rimembrare
lo grande stato e la tua franchitate 30
c ho detta!, ch è in viltate
disposta ed abassata, ed in penare
somessa, e sottoposta in fedaltate,
per li tuoi figli coÙlloÙrio portare,
che, per non perdonare 35
l un l altro, t hanno messa in basitate.
Ahïmè lasso, dov è lo savere
e lo pregio e  l valore e la franchezza?
La tua gran gentilezza
credo che dorme e giace in mala parte: 40
chi  mprima disse «parte»
fra li tuo figli tormentato sia.
«Fiorenza» non pos dir, ché se sforita,
né ragionar che  n te sia cortisia:
chi chi non s aomilia, 45
già sua bontà non puote esser gradita;
non se più tua, né hai la segnoria,
anzi se disorata ed aunita
ed hai perduta vita,
ché messa t ha ciascuno  n schiavonia. 50
Da l un tuo figlio due volte donata
per l altro consumare e dar dolore,
e per l altro a segnore
se oramai e donera gli il fio:
non val chiedere a Dio 55
per te merzé, Fiorenze dolorosa.
Letteratura italiana Einaudi 54
Chiaro Davanzati - Rime
Ché è moltipricato in tua statura
asto e  nvidïa, noia e strugimento
orgoglioso talento,
avarizza, pigrezza e losura; 60
e ciascuno che  n te ha pensamento
e studia sempre di volere usura;
di Dio nonn-han paura
ma sieguen sempre disïar tormento.
Li piciol , li mezzani e li magiori 65
hanno altro in cor che non mostran di fora:
per contrado lavora
onde  l Segnore Idio pien di pietate
per Sua nobilitate
ti riconduca a la verace via. 70
XXVI
(V CCXXV)
Quando lo mar tempesta,
per natura che gli ène,
de lo suo tempestare gitta l onda;
e  n quella guisa alpesta
è spesso, ché grand ène 5
la cagion che tempesta gli abonda.
Vede l ond agitare,
già mai non vede posa,
infin che quella cosa
che lo fa tempestare 10
non si parte daÙllui,
perch è natura iÙllui
di così far, quando i giunge quell ora.
E per natura getta
Letteratura italiana Einaudi 55
Chiaro Davanzati - Rime
la tempesta il maroso, 15
dunque là ove inchiuder non si pote:
dunque elli in cui lo getta
fior è ch è tempestoso
e che gioie per stagion menare pote.
E da ch è così certo, 20
bene faria fallanza
chi ponesse fallanza
in ch io lo metto spero:
facesse in ciò pur d una
guisa, com so, mal sona, 25
ché mare, com tempesta, l onda butta.
Tanto mi par lo dire,
ch agio fatto, certano,
che di parlare ancora no ridotto
quel che mi fa languire, 30
ancora che lontano,
m assai diròllo, come sia condotto.
Ciò natura distina:
sì com ha sua natura
ciascuna crïatura, 35
ritraie indi gioi fina;
a quella ch io avea
traea, da che dovea,
e come pesce per lo mare stava.
Istando più gioioso 40
ne lo mar d ogni gioia,
ed un òra crudele cominciòe
a farlo tempestoso,
pur per me donar noia,
ond ïo morte tosto n averòe; 45 [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]

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